venerdì 30 gennaio 2009

L'IMPORTANZA DELLA QUALITA'

Il mondo che ci circonda, i luoghi che abitiamo, in cui viaggiamo, dove lavoriamo e svolgiamo tutte le nostre attività sono prodotti del lavoro di persone, ingegneri, architetti, urbanisti e pianificatori, che hanno il compito, spesso molto difficile e pieno di responsabilità, di creare i luoghi in cui una comunità dovrà vivere. Sembra ovvio pensare ad una città come ad un prodotto artificiale, ma anche le campagne, i territori montani e collinari, le aree costiere e vallive, insomma tutti i territori extraurbani sono frutto della sistemazione, del controllo e spesso dell'intervento dell'uomo, soprattutto oggi che si parla non più di progettazione urbana ma di pianificazione territoriale, frutto anche della sensibilità contemporanea verso l'ambiente e il territorio, nell'ottica di uno sviluppo sostenibile.
Nel mondo occidentale, ma oggi sempre più anche in quello in via di sviluppo, si ha quindi un controllo globale sul territorio che è e rimarrà sempre una ricchezza fondamentale per uno stato. Nelle mani degli ingegneri, degli architetti e degli urbanisti, vi è quindi una grandissima responsabilità. Per questo motivo oggi, molto più che un tempo in cui le ridotte capacità tecniche e progettuali impedivano una visione globale dello sviluppo territoriale, il problema della qualità è divenuto fondamentale.
Il tema della qualità oggi è molto utilizzato in ambito produttivo, come definito dall'Organizzazione Internazionale per le Standardizzazioni che con le norme ISO 9000 ha introdotto gli standard e gli strumenti con i quali definire e certificare le aziende ed i prodotto di qualità. I concetti fondamentali sono quelli legati alla capacità di soddisfare determinati requisiti richiesti dall'utente finale a cui è destinato un determinato prodotto. In sostanza si sono definite delle procedure produttive tramite le quali le aziende che le applicano possono avere un controllo totale sui propri prodotto, adattabili perciò alle diverse prestazioni richieste dall'utente finale. In parole povere se tra qualche anno la gente vorrà delle automobili con determinati requisiti, un'azienda certificata ISO 9000 potrà, intervenendo sul processo produttivo, produrre automobili che soddisfino le richieste dei clienti e che, essendo le aziende certificate, hanno la garanzia di essere prodotti di qualità perché affidabili e capaci di soddisfare determinati requisiti standard.

Tutto questo discorso sulla qualità è divenuto oggi quasi un dovere per le aziende, anche perché i consumatori sempre più spesso pretendono prodotti di qualità, prodotti che diano sicurezza, che siano in continua evoluzione per rispondere e soddisfare sempre maggiori requisiti. Così si cerca di produrre automobili sempre più sicure e poco inquinanti, cibi più sani, computer più veloci e performanti, insomma prodotti migliori. Il tutto è insito nel concetto di progresso che da sempre spinge l'umanità a migliorarsi e a migliore il mondo in cui vive.
Ma cosa c'entra questo con l'urbanistica o l'architettura?
Anche il processo edilizio (pianificazione, progettazione e realizzazione) è un processo industriale che può, anzi deve, essere trattato secondo la filosofia della qualità. In questo modo il prodotto finale, controllato e gestito durante tutto l'iter realizzativo con metodo e precisione come le norme sulla qualità impongono, sarà un prodotto di qualità, soddisferà le esigenze ed i requisiti richiesti dagli utenti (e in particolare dal committente) e potrà essere migliorato costantemente tramite un aggiornamento continuo dell'intero processo per rispondere sempre in maniera esaustiva alle nuove esigenze. Nel caso specifico dell'urbanistica si potrà così analizzare, trattare, sperimentare e risolvere i problemi che le mutazioni sociali e ambientali imporranno attraverso nuove e più efficaci strategie di pianificazione.
Detta così sembra facile e quasi automatica la cosa, ma in realtà il processo urbanistico è nettamente più complesso e articolato di un normale processo industriale perché è legato a fattori e variabili correlate alla psicologia e alla sociologia, due materie che non hanno confini netti e che sono in continua evoluzione. Per creare quindi un ambiente urbano bisogna sondare anche questi campi che legano un luogo alla percezione che i cittadini hanno della propria città e del proprio quartiere. Questo è il motivo perché non è mai possibile uniformare un processo urbanistico e diffonderlo ovunque, ogni caso va studiato a se perché ogni realtà urbana e territoriale è un unicum con determinate e specifiche caratteristiche che sono poi quelle che gli abitanti stessi sentono come i caratteri famigliari del luogo in cui vivono.
E' proprio questa ultima caratteristica della pianificazione che dà una enorme importanza alle strategie utilizzate: il lavoro dell'urbanista, che apparentemente disegna lo sviluppo futuro di un territorio, in realtà va a modificare, si spera in meglio, la qualità della vita delle persone che abiteranno quei luoghi oggetto della pianificazione.
Ed è qui che il concetto di qualità dei processi urbanistici va a fondersi con il valore, oggi sempre più fondamentale nel mondo occidentale, della qualità della vita. In una società in cui l'evoluzione scientifica, lo sviluppo e il progresso hanno permesso a sempre più persone di accedere a tecnologie impensabili anche solo 10-15 anni fa (cellulari, computer, internet e multimedialità), è la qualità della vita delle persone a fare la differenza, a dare valore stesso alla vita della gente e a dare la percezione di felicità, cosa non da poco direi.

Ma cos'è la Qualità della Vita?
Difficile a dirsi, anche perché una sensibilità consapevole di questo concetto si ha solo nella seconda parte del '900, quando si vengono a creare condizioni di vita nelle quali la maggior parte delle persone (nel mondo sviluppato) può considerarsi sollevata dalle necessità più impellenti (sopravvivenza e sostentamento materiale) e ci si pone il problema di un miglioramento complessivo dello stato di benessere. La salute (e con essa la prevenzione delle malattie prima ancora delle cure), la condizione economica (e i presupposti per uno sviluppo duraturo), le possibilità lavorative (il livello di occupazione e la qualità delle offerte di lavoro), la qualità dell'ambiente (tutela e controllo del patrimonio territoriale naturale), l'istruzione e le possibilità ad essa connesse, la sicurezza sociale (il livello di criminalità e la capacità delle amministrazioni di prevenirlo e arginarlo), l'equilibrio sociale e, non da ultimo, la qualità dei prodotti (in particolare quelli alimentari) a cui è possibile accedere sono solo alcuni degli innumerevoli fattori che vengono presi in esame per vagliare classifiche e report sulla qualità della vita delle nostre città. Il peso dato a questi fattori può variare ma nel complesso i risultati sono coerenti con una nuova sensibilità della gente che esige un continuo miglioramento delle condizioni generali di benessere, rappresentato dagli aspetti sopra elencati.
Una pianificazione urbana che peso ha in tutto questo? Enorme!
Lo sviluppo di un territorio, inteso come pianificazione della possibilità di impiantare nuove attività produttive e commerciali e di migliore quelle esistenti, la qualità dell'aria e del verde, correlate strettamente da una politica di conservazione e valorizzazione ambientale, lo studio della viabilità e di reti efficienti di trasporto urbano, attinente anche ad una politica di abbattimento dell'inquinamento atmosferico e dei problemi di traffico che hanno un grande costo sociale, la creazione di luoghi di aggregazione sociale e ricreazione, utili per sviluppare una sensibilità e una identità locale che riducono gli squilibri sociali e la criminalità derivante, ed una attenta e studiata strategia di sviluppo sostenibile (che leghi gli ambiti Sociale, Economico e Ambientale in modo da non compromettere il futuro sviluppo di una comunità) sono gli aspetti più importanti del lavoro dell'urbanista che in accordo con le amministrazioni può e deve lavorare per garantire questi traguardi tesi a migliorare la tanto importante qualità della vita delle persone.
Un lavoro molto importante e troppo spesso sottovalutato.

http://it.wikipedia.org/wiki/Curitiba

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2007/12/qualita-vita2007.shtml?uuid=fb77952a-ac6f-11dc-b9ad-00000e25108c&DocRulesView=Libero

4 commenti:

Pietro Pagliardini ha detto...

Master, sembra che spetti a me l'onore di inaugurare i commenti del tuo nuovo blog.
Come affrontare questa inaugurazione? Credo che il modo migliore sia dirti quello che penso davvero, senza indulgere in inutili complimenti.
A me sembra che tu affronti il tema urbano in maniera che definirei "materialista" (non trovo altro termine). Tu parli della città e dell'ambiente facendo appello a tutta una serie di problemi, certamente veri (sostenibilità, trasporti, salute, ecc), parli cioè di quelli che vengono chiamati anche nuovi diritti dei cittadini e li leghi tutti nella ricerca della qualità.
Se ne ricava che la qualità si ottiene in quella città (o società) che raggiunge meglio il risultato di soddisfare tutti quei diritti.
E' perfino ovvio che sia così: una città, e cittadini sani, è certamente qualitativamente migliore di una città malata. Ma quando tu avessi soddisfatto tutti questi diritti (che in realtà sono appannaggio della società nel suo complesso e non dell'urbanista) avresti raggiunto il risultato di una città migliore? Di una città bella? Credo proprio di no.
Vedo in questo approccio un metodo da società pianificata, molto burocratizzata e sostanzialmente priva di valori. Mi sembra una fotocopia dell'Europa dei burocrati e dei banchieri. Anche la fiducia che tu riponi nella certificazione di qualità, che in realtà è qualità di processo e non di risultato, e che, dopo un inizio travolgente che sembrava dovesse rovesciare il mondo, in realtà mi sembra che abbia preso una piega più disincantata, mostra questo carattere un pò ministeriale dell'urbanistica.
Insomma, anche condividendo tutti gli obbiettivi che tu indichi, e non è detto, e anche quando utopicamente fossero soddisfatti, io credo che a quel punto viene la scelta sul che fare, su quale città uno ritenga debba essere, sempre che nel frattempo ormai non sia già tutto compromesso.

Forse ho fatto molta confusione e sicuramente sono stato impietoso per il primo post che essendo un programma generale può essere andato oltre le intenzioni, ma questo sensazione di una società "relativista", di diritti importantissimi ma non fondamentali dell'uomo mi ricordano (ma è solo una mia sensazione) qualcosa che esiste veramente, cioè un'urbanistica con valori deboli, disegno internazionale, forte affidamento sulle leggi.

Beh, come primo commento potevi aspirare a qualcosa di meglio.
Saluti
Pietro

Master ha detto...

Purtroppo io vedo sempre più spesso negli architetti di oggi due fazioni contrastanti che sempre più assomigliano, purtroppo, a due correnti politiche in continuo litigio.
Da una parte i neo-modernisti che con forme strane e poco comprensibili cercano di trasformare l'oggetto edilizio in una propria e soggettiva opera d'arte astratta, mentre dall'altra ci sono i neo-tradizionalisti che invece cercano di riproporre vecchi modelli edilizi, sinceramente a volte anche un po' pacchiani, con una nostalgica ricerca del passato. Entrambi gli schieramenti si scontrano concettualizzando e filosofeggiando per dare alle proprie posizioni una dignità quasi religiosa, e, come succede in politica, dimenticandosi dei veri problemi che invece dovrebbero risolvere, proprio quei problemi che definisci "materialisti" e che invece sono gli unici che importano alla gente comune, agli utenti finali dei processi edilizi ed urbanistici. E il lavoro degli architetti è a mio avviso proprio rivolto a soddisfare i requisiti richiesti da quella gente! Invece gli architetti, esattamente come fanno i politici, si perdono a discutere inutili problematiche invece di risolvere problemi concreti. Per fortuna oggi, forse grazie anche alla crisi economica che ha fatto ragionare molta gente, vedo molti professionisti che finalmente hanno capito quali sono le vere finalità del loro mestiere e hanno preso ad applicare metodi concreti e sperimentati con ottimi risultati come quello della qualità, non solo in campo edilizio ma anche industriale, e ben venga se questo viene definito "burocratico", avercene di burocrazie che funzionano così bene. Città come Curutiba (di cui ho postato una foto) e la nuova Berlino (che considero una delle più belle città che ho mai visitato) sono esempi di applicazioni concrete della qualità edilizia e urbanistica.
La gente vuole vivere in città funzionali ed efficienti, non solo in belle città. Venezia e Firenze sono bellissime ma qual è la qualità della vita di abitanti assediati costantemente da turisti, spesso maleducati e irrispettosi?
Questo blog non è un luogo di protesta o di prese di posizione, è un blog di proposte concrete e produttive, di commenti che cercherò di finalizzare alla ricerca della miglior qualità della vita (da cui il titolo), che alla fine è l'unica cosa intelligente che un architetto o un ingegnere dovrebbe ricercare nel proprio lavoro. A me sinceramente non interessa appartenere ad una fazione oppure all'altra, interessa risolvere problemi concreti, e scusa se è poco.
Grazie comunque Pietro del primo commento al mio post.

Pietro Pagliardini ha detto...

Intanto mi fa piacere (a te no) che tu abbia notato che ci sono due fazioni in lotta: fino a un pò di tempo fa di fazioni ce n'era una sola. Vuol dire che qualcosa sta cambiando, anche se di poco.
Poi vorrei chiarire meglio: i problemi che tu segnali nel post, nel commento e che daranno il taglio a tutto il blog sono reali e importanti. Però io penso che se non guidati da un'idea di città più forte possano portare a risultati "funzionalmente" buoni ma senza anima.
Credo insomma che siano temi indispensabili da affrontare da parte di architetti e amministratori ma avendo chiaro che la definizione di qualità urbana non è fatta solo di dati e numeri, da aria pulita e verde in abbondanza perché lo stesso risultato si può ottenere con due città completamente diverse e la scelta penso debba avvenire prima.
Insomma, non credo molto in una scelta di tipo "asettico". Quando uso il termine "burocratico" è perchè tutte le leggi per garantire i risultati di cui tu parli esistono già, ma i risultati non sono confortanti. Solo questo voleva dire e non volevo assolutamente denigrare nessuno.
Ti consiglio, in proposito, di leggere sull'argomento "leggi" un bel post di oggi di Guido Aragona sul blog biz.
Saluti
Pietro

Master ha detto...

Le due "fazioni" ci sono da almeno un secolo, non sono una novità! Esistono da molto prima che Eiffel costruisse la sua "brutta giraffa", divenuta il simbolo di Parigi e a quel tempo osteggiata da tanti intellettuali innamorati invece dell'architettura gotica "tradizionale" (Viollet-le-Duc e Hugo in primis), e poi per tutto il Novecento!
Io le ritengo entrambe delle estremizzazioni, e come tali sono solo nocive alla vera archiettura, che, scusa se insisto, dovrebbe risolvere i problemi invece che perdersi a litigare su banalità. So che ci sono tanti che prendono la materia prima in modo filosofico che in modo pratico e sinceramente non condivido il loro punto di vista, il loro voler a tutti i costi dare "un'anima" alle loro creazioni che poi rischiano di diventare, come spesso accade, prive dei requisiti fondamentali. L'anima va bene se prima c'è la sostanza! Napoli è una città con una forte personalità ... quanto a qualità della vita stendiamo pure un velo pietoso!
Quanto alla "legislatura" in merito, le leggi vigenti possono sempre essere migliorate ma quello che è più importante è che gli architetti, gli amministratori e gli stessi cittadini capiscano l'importanza della qualità della vita e di come si possa ottenere il meglio dalle nostre città!
Da quel che vedo invece sia i neo-tradizionalisti che le Archistar sembrano tutti presi a lottare per far prevalere le loro "religioni" architettoniche. In medio stat virtus.